A che età i bambini possono iniziare a fare sport?

sport bambini

Il momento giusto per avvicinare i bambini allo sport dipende da varie caratteristiche, come l’altezza, il peso, la conformazione fisica e la capacità di coordinazione e di gestire il movimento.

In genere, si cerca di sensibilizzare il bambino allo sport verso i 5 anni, l’età giusta in cui può cominciare ad allenare la cosiddetta capacità motoria, ad esempio imparando ad andare in bicicletta o approcciandosi a una disciplina come danza, calcio, pallavolo.

Il periodo in cui il bambino affina le sue capacità motorie e la coordinazione con gli arti e il movimento va dai 5 agli 11 anni: questo è il momento migliore per portare il proprio figlio a fare sport perché è più ricettivo e assorbe come una spugna gli insegnamenti del coach.

Terminata questa età, è difficile essere così flessibili e duttili nell’apprendimento di qualsiasi disciplina sportiva: il consiglio per un genitore è di avvicinare gradualmente i propri figli verso l’attività fisica e lo sport, iniziando come un gioco e valutando le concrete caratteristiche fisiologiche e tecniche del ragazzino.

In collaborazioni con gli amici di angolosportivo.com vediamo quindi nel dettaglio quali sono gli sport adatti ai bambini.

Quale sport scegliere?

Come prima cosa è necessario conoscere le differenze e le analogie tra le differenti attività sportive, in modo da indirizzare meglio il bambino verso lo sport migliore.

È necessario tenere in considerazione 4 principali fattori:

  • le caratteristiche fisiche del bambino
  • le caratteristiche delle varie discipline sportive
  • le esigenze del bambino
  • la motivazione e la sensibilizzazione all’apprendimento

Per quanto riguarda particolari esigenze del bambino, il sovrappeso è un fattore che incide sulla tipologia di sport da scegliere. In questo caso il ragazzino dovrebbe praticare una disciplina che non lo forzi in modo esagerato ma che lo impegni in modo continuativo.

Lo sport per un bambino in sovrappeso deve aiutarlo a smaltire grasso, perdere peso e migliorare la capacità cardiaca.

Differentemente, un bambino agile e in peso forma potrebbe cimentarsi in discipline acrobatiche come la ginnastica artistica e così via.

L’impegno fisico nello sport

Nella scelta della disciplina sportiva più idonea per il proprio figlio è necessario prendere in considerazione queste differenze, in base al livello di intensità dello sport e del grado di impegno:

Sport di resistenza

Sono quelli che richiedono la ripetizione dello stesso movimento nel tempo e un controllo diluito del fiato, come il ciclismo, la corsa, la marcia, il nuoto, il pattinaggio, lo sci di fondo, ma anche il canottaggio e altre discipline.

L’intensità deve essere dosata e mai eccessiva, perché nell’età compresa tra i 5 e gli 11 anni i bambini non sviluppano una considerevole capacità anaerobica: sono sconsigliati tutti gli sport in cui viene sfruttata un’alta intensità e uno sforzo breve.

Al contrario, sono perfette quelle discipline sportive caratterizzate da una lunga durata e da una resistenza media, con pause ben distribuite lungo tutto il corso della performance motoria.

Sport alternati

Sono caratterizzati da fasi di potenza a fasi di recupero, come ad esempio il calcio, il tennis, la pallavolo, la pallacanestro e primo fra tutti il rugby.

Come si può facilmente intuire, queste attività fisiche sono caratterizzate da una serie alternata di combinazioni di movimenti che assicurano il successo della prestazione sportiva nel match, come ad esempio alcune tipologie di battuta, di calcio, ecc.

Il bambino dovrebbe avere una buona predisposizione alla coordinazione del movimento per partire avvantaggiato; è il coach, comunque, il maestro che aiuta l’allievo ad affinare la sua naturale predisposizione attraverso l’insegnamento della tecnica e l’allenamento costante.

Sport di potenza

Meno indicati per i bambini, come la corsa dei 100 metri, il sollevamento pesi e il lancio del giavellotto.

Per quanto riguarda queste attività, si consiglia di impostare lo sport come un gioco che viene naturale per il bambino, come la gara a chi corre più veloce o a chi arriva prima.

La questione qui è delicata perché è fondamentale comprendere quale sia l’attitudine del bambino, più o meno competitiva.

L’incontro con lo sport non dovrebbe mai essere vissuto come uno sforzo o un’imposizione, almeno dai 5 agli 11 anni.

La disciplina è importante ma i primi passi verso l’attività sportiva devono mantenere quell’aspetto ludico che rende il tutto più giocoso e divertente.

Esistono poi i cosiddetti sport di destrezza che dipendono dalle naturali skillz del ragazzino, cioè dalle sue capacità personali e dalle sue attitudini.

Lo sport e la personalità

L’attività sportiva è anche caratterizzata dal contatto e da una particolarità capacità intellettuale e di concentrazione.

Ad esempio, il nuoto, il ciclismo e la corsa necessitano di particolari abilità nel sostenere lo sforzo e la fatica e questo coinvolge l’impegno mentale e l’attitudine all’introspezione.

Non a caso, sin dalla giovane età i futuri nuotatori si esercitano nella modulazione del respiro e del fiato, e nella meditazione.

Alcuni sport di contatto individuali, come lo scherma e il karate, hanno bisogno di molta concentrazione, una virtù tramandata sin dall’antichità dalle discipline orientali cinesi e giapponesi.

In questi casi l’attitudine allo sport diventa un qualcosa di quasi spirituale che purifica la mente a aiuta a concentrarsi totalmente sui movimenti.

Gli sport di squadra di contatto, come il rugby, aiutano il ragazzino a collaborare e affinano il suo spirito di squadra; infine, tra gli sport di gruppo senza contatto possiamo citare la pallavolo che è il massimo grado di equilibrio tra concentrazione, altruismo e capacità di fare squadra e collaborare.

Come si può facilmente intuire, ogni sport ha una particolare finalità e indirizza il ragazzino ad affinare delle capacità.

Gli sport di squadra insegnano a giocare e gareggiare per un obiettivo comune, la vittoria del team; quelli individuali affinano la concentrazione e l’autodisciplina, la capacità di ascoltarsi e una buona dose di autostima e di autodeterminazione.

Dal punto di vista fisico, sicuramente gli sport di contatto rinforzano le caratteristiche fisiche del bambino come la forza, l’apparato muscolare, la potenza e, determinate volte può accadere che sia l’anticamera per una certa aggressività che deve essere sempre contenuta e fatta defluire attraverso la disciplina.

Un buon giocatore di rugby, ad esempio, saprà essere potente al momento giusto ma sarà in grado di calibrare la propria forza attraverso il controllo e un duro lavoro di autodisciplina; la stessa cosa vale per il pugilato, anche se questa volta si tratta di uno sport individuale in cui il campione fa un’analisi su se stesso.

In sintesi, quale sport scegliere per proprio figlio?

Concludendo, è opportuno comprendere le naturali attitudini del bambino e condurlo per mano verso la disciplina sportiva come se si trattasse di un gioco e di qualcosa di divertente.

Si consiglia, inoltre, di far approcciare il bimbo verso differenti sport, in modo da fargli vivere un’infarinatura di tutto un po’ e renderlo consapevole delle proprie scelte.

Un bambino che si diverte e prende lo sport come un piacere sarà uno sportivo realizzato e pieno di passione, sia nel campo amatoriale che in quello agonistico e professionistico.